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PROLUSIONE

PROLUSIONE – UNIVERSITÀ POPOLARE UNI.MORGANO

Un saluto di benvenuto a tutte e a tutti

E' con autentica emozione e riconoscenza verso Il Comitato Promotore e, in primis, la presidente Franca Bonin, che prendo la parola per condividere insieme a voi alcune considerazioni, riflessioni su questo progetto, la nostra Università Popolare, lo dico con orgoglio, AuserUnimorgano. Una realizzazione, una nascita che ha dello straordinario, proprio così, se pensiamo che ha avuto un tempo di gestazione molto breve. Ma già è stato detto dei meriti che spettano a molti qui presenti. Una realtà nuova quella di UniMorgano, in un piccolo comune, ma che ha già fatto emergere in questi pochi mesi risorse, capacità e disponibilità, a vario titolo, insospettate. Uno spazio, quello della nostra Università, che non vuole essere pura accademia, ci sono altre istituzioni più titolate a questo scopo, e nemmeno solo luogo di apprendimento, bensì di inclusione, incontro, scambio, dialogo, proposte e, se mi permettete, di Resistenza culturale.
Viviamo tempi incerti, è perfino banale sottolinearlo. Tempi segnati da ansie planetarie e inquietudini personali, da conflitti bellici e perdita di ideali, disorientamento; dall'esperienza che molti vivono, in numero sempre maggiore, della solitudine, fino alla depressione. Proprio per questo, è oggi più che mai necessario, crediamo, che la cultura, la conoscenza, il pensiero critico, declinati nelle forme più varie, l’arte, la musica, la letteratura, la storia, la contemplazione del cielo o la conoscenza e la cura del nostro territorio, tornino a svolgere la loro funzione più autentica: nutrire la mente e il cuore, generare e favorire incontri, mantenerci umani, mantenerci vivi; in una parola, riconoscere la funzione terapeutica e salvifica della cultura.
Sì, la cultura salva la vita. Ma aggiungerei: la bellezza salva la vita. E quando dico “bellezza”, non intendo soltanto ciò che è gradevole o armonioso. Intendo tutto ciò che ci fa sentire vivi: un’opera d’arte, una poesia, una sinfonia, un paesaggio; ma anche un volto in cui riconosciamo noi stessi, un gesto di attenzione, di cura verso l'altro o nei confronti dell'ambiente, l'impegno civile nelle sue varie declinazioni. L'ha scritto il grande Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”. Non è solo uno slogan, una bella frase. È una profezia. Una bellezza che non è evasione, fuga dalla realtà (atteggiamento così diffuso oggi e che meriterebbe una riflessione più approndita), ma rivelazione. In tempi in cui molti si chiudono nella paura o si rifugiano nel cinismo, coltivare la bellezza è un atto di resistenza e di speranza.
Pensate a Primo Levi sopravvissuto all'inferno di Auschwitz. Ha raccontato nella sua opera memorialistica "Se questo è un uomo", che in un momento di disperazione assoluta, recitare a memoria dei versi della Divina Commedia di Dante a un compagno nel lager, gli ha ridato un barlume di umanità, di connessione con il mondo civile e bello che esisteva prima e che, forse, sarebbe esistito anche dopo. Pensate a cosa può significare allora anche per noi ascoltare un’opera di Vivaldi; entrare in una villa palladiana; leggere i versi di Rimbaud, Emily Dickinson o di Alda Merini; seguire la danza delle stelle in un cielo limpido; ascoltare le testimonianze dirette, attraverso diari e autobiografie, di chi non ha mai avuto voce; ma anche, più semplicemente, uscire di casa e incontrare la bellezza di un territorio unico, l'alto Sile, dare un nome a piante, fiori e animali che incontriamo, riconoscre in uno scorcio di paesaggio una veduta pittorica di Guglielmo Ciardi.

Tutto questo ci ricorda chi siamo e cosa possiamo ancora essere. La cultura è la medicina contro l’analfabetismo emotivo, dei sentimenti (che tanti disastri sta provocando in tutte le età e ambienti sociali, senza distinzioni); è la medicina contro la superficialità del tempo breve, dell'eterno presente, del qui e ora, contro la deriva del disincanto,"tanto non possiamo più farci niente". E non serve a questo scopo essere degli specialisti o, dall'altro canto, rinunciare perchè ci si sente inadeguati: serve solo tenere aperta la finestra dell’anima, lasciarsi toccare, interrogare, trasformare.
Per questo è nata ed esiste la nostra Università Popolare. Non per creare diplomi, ma per generare incontri, riflessioni, passioni. A questo scopo rispondono i corsi della nostra Università, per nutrire quella parte di noi che non vuole arrendersi e oppone resistenza al grigiore del mondo. E facciamolo insieme allora, coltivando il sapere come cura, come dono, come bellezza. Perché sì: la bellezza, quella vera, ci salva la  vita e ci rende, ancora e  di  nuovo,  pienamente umani. A maggior ragione se la condividiamo con gli altri, perchè la cultura è una ricchezza, un investimento che non delude, non si deprezza mai, anzi si moltiplica ad ogni passaggio, in particolar modo se sapremo farne dono alle nuove generazioni, ai giovani.
Grazie della vostra attenzione. Spero di essere riuscito ad aggiungere altre motivazioni, rispetto a quelle personali che già avete, per iscriversi ai corsi di UniMorgano.

Il Vicepresidente Uni.Morgano
Prof. Angelo Ugo