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Soli, fragili e senza servizi sociali La lotta quotidiana degli anziani.

Riproniamo il testo integrale apparso su "La Stampa" del 28 aprile scorso con la dichiarazione del Presidente di Auser Nazionale, Enzo Costa.

ROMA Era un uomo solo Antonio Cosimo Stano, vittima del branco a Manduria, in Puglia. Isolato e dimenticato nella sua fragilità come troppi anziani nel nostro Paese, dove 3,8 milioni di over 70 vivono soli e dove è solo oltre la metà di chi ha superato gli 85 anni. Donne in gran parte.

«Per queste persone i servizi disponibili sono praticamente inesistenti», accusa Enzo Costa, presidente dell'Auser, associazione con oltre 1300 sedi in tutta Italia nata 30 anni fa da Cgil e Spi per promuovere l'invecchiamento attivo. «Secondo un rapporto di HelpAge International, che certifica la qualità della vita degli anziani nel mondo - spiega - l'Italia regredisce di anno in anno, ed è piazzata al penultimo posto in Europa, una regressione legata anche alla mancanza di luoghi di socializzazione.

L'ultima ricerca di Auser, che ha come titolo «Il diritto di invecchiare in casa propria», certifica che un servizio come l'Adi, l'assistenza domiciliare integrata, esiste solo nel 40% dei Comuni». È un trend che trova conferma nella più recente rilevazione dell'Istat sulla spesa delle amministrazioni comunali per i servizi sociali, pubblicata nel 2019 su dati 2016: nel periodo di riferimento, la spesa per i servizi ammonta a 7 miliardi e 56 milioni di euro, con un aumento del 2% rispetto all'anno precedente.

Ma mentre le risorse per i disabili, per esempio, aumentano,quelle per gli anziani diminuiscono, passando dal 25% del 2003 al 17% del 2016, con una spesa pro-capite che scivola dai 119 euro del 2003 ai 92 euro annui del 2016. Una parabola preoccupante, perché invece il numero di anziani continua ad aumentare. Se oggi, infatti, una persona su 4 ha più di 65 anni, stando alle proiezioni Istat nel 2050 la proporzione sarà 1 su 3, ovvero 20 milioni di persone, di cui oltre 4 milioni con più di 85 anni.

A causa di una carenza di servizi che continua ad aggravarsi, associazioni come l'Auser sono il punto di riferimento di chi è rimasto solo. Racconta Costa: «Il Filo d'Argento, il nostro numero verde (800995988) riceve ogni anno 1,2 milioni di chiamate, una cifra sintomatica. Molte sono richieste di informazioni e servizi, ma moltissime sono le voci di chi ha bisogno di colmare la solitudine: domande di compagnia telefonica, di un aiuto per fare la spesa o per andare in farmacia a comprare le medicine.

Se la famiglia, che resta il più grande ammortizzatore sociale, per qualche ragione viene a mancare, la persona resta sola. E chi è vicino dà le risposte che abbiamo sentito a Manduria: dove tutti sapevano ma nessuno pensava che la situazione fosse tanto grave. Siamo diventati una società fortemente individualista ed egoista».

Il volontariato prova con fatica a riempire i vuoti lasciati dal declino dello stato sociale, «in un Paese che non è abituato a rispondere alle domande di servizi con servizi, ma a monetizzare, per esempio con indennità di accompagnamento che per una persona non autosufficiente non arriva a 500 euro».

Le necessità invece sono enormi: basti pensare che a fronte di quasi 3 milioni di persone non autosufficienti, l'80% dei quali anziani, i posti in strutture come Rsa e Ra sono 300 mila. O al fatto che il 76% delle case in cui vivono gli anziani non ha ascensore, determinando una forma di «prigionia» in caso di difficoltà fisiche.

L'isolamento e l'abbandono, ha rivelato la Caritas di Roma, stanno facendo emergere tra gli anziani soli fenomeni nuovi e drammatici, come il cosiddetto «barbonismo domestico» o la tendenza alla dipendenza da farmaci o psicofarmaci.